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La rivoluzione digitale incompiuta della Pubblica Amministrazione italiana

21/09/2025 12:25

Redazione

Pubblica Amministrazione,

La rivoluzione digitale incompiuta della Pubblica Amministrazione italiana

La rivoluzione digitale della Pubblica Amministrazione italiana doveva essere il simbolo del cambiamento promesso dal PNRR.

La rivoluzione digitale della Pubblica Amministrazione italiana doveva essere il simbolo del cambiamento promesso dal PNRR. Migliaia di progetti, miliardi di euro, annunci e conferenze stampa che parlavano di un futuro fatto di portali più semplici, di servizi online accessibili a tutti, di un rapporto tra cittadini e istituzioni finalmente rapido e trasparente. Ma dietro l’ottimismo dei comunicati ufficiali, la realtà appare ben diversa. In molte regioni, tra cui il Lazio, le piattaforme pubbliche faticano a funzionare, i fondi restano bloccati e le promesse di efficienza si scontrano con le vecchie fragilità del sistema.

Secondo il Ministero per l’Innovazione, i progetti di digitalizzazione avviati grazie al PNRR sono oltre 68.000. L’obiettivo era ambizioso: rendere la Pubblica Amministrazione più moderna, più sicura, più vicina ai cittadini. Tuttavia, i dati dell’Agenda Digitale del Politecnico di Milano mostrano una fotografia meno incoraggiante. Nel 2024, l’Italia occupa ancora il diciannovesimo posto su ventisette Paesi europei per maturità digitale, segno che la trasformazione procede a passo lento.

Uno degli esempi più emblematici è il progetto “Citizen Inclusion”, nato per abbattere le barriere di accesso ai servizi pubblici online. Sulla carta risulta concluso, ma nella pratica molti utenti si trovano davanti a portali che non si aprono, moduli inaccessibili e interfacce che non funzionano sui dispositivi mobili. Anche il Polo Strategico Nazionale, il grande piano per spostare le banche dati pubbliche su una piattaforma cloud centralizzata, ha incontrato ostacoli. Numerosi enti locali denunciano difficoltà tecniche e mancanza di personale qualificato. In molti uffici, gli archivi cartacei non sono ancora stati digitalizzati e i sistemi informativi risultano troppo obsoleti per gestire una transizione di questa portata.

A tutto questo si aggiunge la questione dei “residui PNRR”, fondi stanziati ma non utilizzati che hanno costretto il Governo, nel 2025, a emanare nuove linee guida per tentare di rimettere in circolo le risorse inutilizzate. Un segnale chiaro di come, dietro gli annunci di modernizzazione, persistano inefficienze croniche.

Le cause di questi ritardi non sono solo tecniche. La burocrazia interna continua a rallentare le gare e le autorizzazioni, mentre la scarsa interoperabilità tra le banche dati rende difficile lo scambio di informazioni anche tra enti confinanti. Nei piccoli comuni, poi, la mancanza di competenze digitali è un ostacolo strutturale: molti dipendenti pubblici non hanno formazione adeguata e si trovano a gestire sistemi che non comprendono fino in fondo.

Infine, resta il nodo della trasparenza. Piattaforme come OpenCoesione consentono di monitorare i finanziamenti, ma non sempre forniscono informazioni sull’effettivo utilizzo dei servizi digitali da parte dei cittadini. È un quadro che racconta una rivoluzione rimasta a metà: ambiziosa nei numeri, ma fragile nei risultati.

La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione italiana, più che un traguardo raggiunto, appare come un cantiere aperto. Un percorso in cui le promesse del PNRR si scontrano con vecchi limiti organizzativi e culturali. Il rischio, se non si interviene con realismo e competenza, è che la modernizzazione rimanga una parola scritta nei documenti ufficiali, mentre i cittadini continuano a fare la fila davanti a sportelli che avrebbero dovuto esistere solo nei ricordi.

 

Fonti

- innovazione.gov.it

- lazioeuropa.it

- osservatori.net (Politecnico di Milano)

- padigitale2026.gov.it

- opencoesione.gov.it