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Carestia come arma: l'infanzia sacrificata nella guerra a Gaza?

27/07/2025 10:22

Redazione

Lavoro,

Carestia come arma: l'infanzia sacrificata nella guerra a Gaza?

La guerra e il cibo come strumento bellico. Nel cuore della Striscia di Gaza, un conflitto apparentemente asimmetrico.

1. Introduzione: la guerra e il cibo come strumento bellico

Nel cuore della Striscia di Gaza, un conflitto apparentemente asimmetrico si sta trasformando in qualcosa di più oscuro. Secondo alcune fonti umanitarie e analisti internazionali, la gestione degli aiuti alimentari e la sistematica distruzione di infrastrutture civili fondamentali starebbero portando a una carestia programmata. Ma c’è chi avanza un’ipotesi più terribile: che l’obiettivo non dichiarato sia colpire deliberatamente i bambini, affamandoli, affinché non diventino mai adulti – e quindi, potenzialmente, combattenti.

2. I dati: fame, malnutrizione e collasso sanitario

Secondo il Rapporto integrato sulla sicurezza alimentare delle Nazioni Unite (IPC, giugno 2024), oltre il 70% della popolazione a Gaza soffre di insicurezza alimentare estrema. La malnutrizione acuta nei bambini sotto i 5 anni ha superato soglie di emergenza, con dati che evocano scenari da carestia africana.

Molti ospedali sono fuori uso. I camion umanitari bloccati ai valichi. I magazzini distrutti. Un pattern ricorrente che, secondo il relatore speciale ONU Michael Fakhri, "non può essere solo un effetto collaterale della guerra".

3. Un'ipotesi agghiacciante: eliminare il futuro

Secondo esperti di etica militare e di strategie belliche non convenzionali, c'è chi interpreta questa situazione come parte di una strategia indiretta di dissuasione generazionale: privare i bambini palestinesi del diritto alla sopravvivenza, affinché non possano diventare "nuovi nemici" in età adulta.

"È come se si volesse interrompere la trasmissione del trauma e della ribellione, distruggendo l'infanzia stessa", afferma uno psichiatra di Medici Senza Frontiere.

Questa logica, se confermata, porterebbe a configurare un crimine di guerra su base demografica, mirato non all'eliminazione fisica degli adulti combattenti, ma alla negazione dell’esistenza futura.

4. Reazioni e silenzi

Organizzazioni internazionali come UNICEF, UNRWA e OMS denunciano la gravità della crisi, ma si fermano davanti a un’accusa così estrema. Tuttavia, l’omertà diplomatica e il blocco mediatico intorno agli aspetti più controversi del conflitto sollevano interrogativi inquietanti.

La stampa internazionale tende a parlare della fame in termini umanitari, non politici, evitando lo scontro con gli attori militari coinvolti.

5. Conclusione: un crimine negato o una realtà indicibile?

Se l’ipotesi fosse vera – che si affami un popolo, e in particolare i suoi bambini, per colpire il futuro potenziale nemico – ci troveremmo davanti a una nuova forma di pulizia etnica, travestita da necessità bellica. Una strategia che non mira a vincere il conflitto sul campo, ma a cancellare chi potrebbe combatterlo un domani.

Come giornalisti, abbiamo il dovere di porre domande anche quando le risposte fanno paura. Perché il silenzio, in questi casi, è complicità.

Riepilogo

- Ipotesi: uso della carestia a Gaza come strumento per colpire i bambini ed evitare che diventino combattenti adulti.
- Dati ONU mostrano un collasso della sicurezza alimentare.
- Distruzione sistematica di infrastrutture civili e sanitari solleva sospetti.
- Silenzio diplomatico e mediale rafforzano l'inquietudine.