Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) doveva rappresentare il motore della modernizzazione del Paese. Invece, in molte aree d’Italia, si sta trasformando in un gigantesco labirinto burocratico, fatto di fondi assegnati ma mai spesi, progetti fantasma e cantieri fermi prima ancora di iniziare.
Secondo i dati del MEF aggiornati al primo semestre 2025, oltre il 24% delle risorse assegnate a livello comunale non è stato ancora tradotto in alcuna gara, progettazione esecutiva o inizio lavori. In particolare, centinaia di interventi infrastrutturali per scuole, ospedali, edilizia popolare e digitalizzazione risultano formalmente approvati ma completamente inattivi.
Nel Lazio, ad esempio, sono stati assegnati oltre 110 milioni di euro per progetti su mobilità sostenibile e impianti sportivi: ma in provincia di Frosinone e Latina, più del 60% di questi fondi è bloccato a causa di rinvii nelle conferenze dei servizi, mancanza di validazione dei progetti esecutivi o ritardi nella nomina dei RUP (Responsabili Unici del Procedimento).
Anche in Piemonte e Sicilia, interi lotti per scuole innovative e rigenerazione urbana giacciono nei cassetti degli uffici tecnici. In alcuni casi i Comuni non dispongono neppure del personale tecnico per seguire i progetti. La paradossale verità? I soldi ci sono, ma mancano braccia e cervelli per spenderli.
Per sbloccare la situazione, nel 2024 il governo ha istituito il Portale ReGiS per monitorare in tempo reale l’avanzamento dei progetti PNRR. Ma anche questo strumento si è rivelato poco trasparente per il cittadino comune, e in molti casi i dati inseriti risultano incompleti o auto-certificati dagli enti locali stessi.
«Alcuni Comuni hanno inserito avanzamenti fittizi per non perdere i fondi, salvo poi ammettere che non avevano nemmeno aperto le gare d’appalto», rivela un funzionario ANAC sotto anonimato.
In territori già a rischio infiltrazione mafiosa, come Calabria, Campania e Puglia, il rischio è che i fondi non spesi vengano riassegnati in emergenza, fuori dai controlli ordinari, aprendo la strada a affidamenti opachi, subappalti pilotati e mancata trasparenza.
Nel frattempo, cittadini, studenti, utenti dei servizi sanitari attendono le infrastrutture promesse. Le scadenze si avvicinano. E Bruxelles osserva.
Il PNRR rischia di diventare la più grande occasione sprecata della storia repubblicana. Più che un piano di rilancio, sta mostrando tutti i limiti di una pubblica amministrazione locale incapace di progettare, realizzare, vigilare. I fondi non bastano se mancano la competenza e la volontà politica di spenderli.
Riepilogo
· Oltre il 24% dei fondi PNRR assegnati non è stato ancora speso o avviato;
· Centinaia di progetti approvati ma mai tradotti in lavori concreti;
· Ostacoli: carenza di personale tecnico, burocrazia, timori di responsabilità;
· Portale ReGiS inefficace: dati incompleti e verifiche opache;
· Rischio infiltrazioni mafiose e gestione emergenziale delle risorse residue.